L’asfalto corre veloce, davanti ai miei occhi e sotto le ruote della mia piccola utilitaria. Il sole sta concludendo la sua parabola discendente, in picchiata verso il mare vermiglio dell’orizzonte di questa calda e interminabile giornata primaverile. La solita, vecchia provinciale di campagna si snoda come un fiume di lava raffreddata mentre l’aria calda umida e ferma del giorno, satura dell’odore del fieno tagliato, è percorsa da veloci folate di vento più freddo proveniente da Nord. L’incontro di odori di bassa campagna e lontani monti confonde i sensi, risvegliando ricordi sopiti ma mai dimenticati.
È’ la solita vecchia provinciale, percorsa migliaia di volte in questi anni, con qualsiasi condizione atmosferica, a qualsiasi ora, per i motivi più disparati. Chi viaggia spesso per le stesse strade sa cosa significa avere un ricordo per ogni curva, per ogni ciuffo d’erba che più coraggioso degli altri si ostina a crescere tra il guard-rail e l’inizio dell’asfalto, per ogni cartello arrugginito. Quella volta che ero incazzato e sono uscito di qualche centimetro dalla corsia. Quella volta che pensavo a lei, e stavo andando contro un palo. Quella volta che, fermo nel traffico, ho studiato a memoria la trama della tenda di quella casa. Eccetera, eccetera… Ma questa volta è diverso. Questa volta è l’ultima che percorro questa solita vecchia provinciale con quella che per 5 anni è stata la mia compagna di viaggio. Qualsiasi viaggio. La mia Macchina. Dicono che non bisogna dare troppo valore alle cose materiali, che non bisogna affezionarsi. Sono d’accordo. Ma per le automobili sono un debole.
Un passo indietro.
Mi sto recando al lavoro, a Milano, un Venerdi come un altro. Provinciale, tangenziale, città. Un trinomio ben conosciuto a molti abitanti dell’hinterland milanese. Qualche metro per Corso 22 Marzo, uno dei viali più centrali e trafficati, e la macchina, improvvisamente, si lascia andare. Si spegne, senza speranza, lasciandomi a piedi in mezzo alla fredda e indifferente città. Talvolta odio Milano. Qualsiasi tentativo di rianimarla non funziona. Sono costretto ad abbandonarla li, e tornare con un meccanico, o per meglio dire uno sciamano, per portarla a casa. Mi rassegno, e proseguo col bus. Cullato, si fa per dire, dalla guida impietosa dell’autista, faccio il conto di quanti guasti ha avuto la mia piccola Punto (si, Fiat Punto. Rossa, primissimo modello, nessun optional, nemmeno il servosterzo) nel corso della sua carriera. Un elenco omnicomprensivo sarebbe più lungo della proverbiale lista della spesa, per cui mi limiterò a segnalare l’essenziale: frizione, 2 volte. Cinghia di distribuzione, 3 volte. Pompa della benzina, 2 volte. Marmitta, 2 volte. Pompa dell’acqua, 1 volta. Radiatore, 1 volta. Tutte le sospensioni, 1 volta. Rifacimento completo testata, 2 volte. E questi sono i guasti riparati. Tutt’ora il riscaldamento non funziona (d’inverno il parabrezza ghiacciava dentro), il ponte posteriore è piegato (tenuta e comfort da carrello della spesa) la trasmissione fa rumori agghiaccianti, i fari funzionano a loro discrezione. E mille altre piccole cose. Ma non ha mai mollato. Come una Fenice, dopo ogni calvario dal meccanico tornava meglio di prima, meglio che nuova. Ho visto meccanici scuotere la testa constatando il danno, borbottando che era meglio rottamarla che ripararla. Gli stessi meccanici il giorno dopo, restituendomi le chiavi, si congratulavano per l’acquisto. Robusta, economica, facile da riparare. Ha subito danni che avrebbero spezzato automobili ben piu costose. E non lo dico io, lo dicono i meccanici. Gli stessi che a prima occhiata l’avrebbero rottamata.
Oh si, l’ho anche odiata. Ricordo un giorno, stavo andando in università, una mattina di Ottobre, quando all’improvviso la temperatura dell’acqua salì al massimo in pochi secondi. Solo la mia prontezza di riflessi evitò il peggio, ma quel giorno presi il treno per tornare a casa, e nelle settimane successive fui costretto a girare con litri di acqua in macchina, pronto a rabboccare il radiatore non appena incontravo un po di traffico.
In un altra occasione la frizione mi abbandonò durante un trasferimento casa-lavoro. Riuscii quasi per miracolo, usando solo la terza e la quarta e cambiando a orecchio, a raggiungere il meccanico più vicino. Mi vedo ancora li, seduto su un marciapiede, con il morale a terra, a guardare le macchine sfrecciarmi davanti e a invidiare i proprietari delle varie BMW, Alfa, Mini, Peugeot di passaggio.
In fondo non chiedevo tanto. Chiedevo soltanto un’auto che non mi lasciasse a piedi costantemente, chiedevo solo di poter affrontare un viaggio di oltre 100km, invece di dover rinunciare per paura di guasti, surriscaldamenti, forature, eccetera. In quei momenti volevo solo una macchina normale e sana. Possibilmente sportiveggiante. Ma soprattutto sana.
E’ sempre stato un rapporto di amore/odio. Delle volte l’avrei lanciata dentro un fosso, altre volte, capitavano momenti di pura magia. Ho il ricordo vivido di una Domenica mattina, in Dicembre. L’aria era gelida come il rifiuto della donna che ami, e il cielo era di un azzurro così intenso come l’avevo visto solo nei disegni dei bambini. Il sole, lontano, illuminava un panorama da sogno: un’immensità di verdeazzurro, i verdi campi infiniti impreziositi dalla polvere di diamante della brina, un paesino in lontananza con il fumo delle stufe che si alza dai comignoli aguzzi puntati verso il cielo, un nero nastro d’asfalto steso tra me e l’infinito, nessuno, solo io, Lei, e la strada. Lei, la macchina, era come indemoniata. Il minuscolo e leggero motore a benzina urlava verso la fine del contagiri, lo sterzo, privo di qualsiasi sistema di assistenza, era vivo nelle mie mani, pronto a comunicarmi tutto quello che succedeva alle piccole ruote da 15”, scatenate nella ricerca di un aderenza sempre labile… un sogno. Mentre correvo come un folle, deciso a raggiungere l’orizzonte, mi resi conto che stavo dimenticando me stesso. Non muovevo le mie mani per muovere il volante, per muovere le ruote. Muovevo le ruote. Ero diventato, per pochi, fugaci attimi, tutt’uno con Lei. Per un breve, etereo, istante, il mio corpo aveva cessato di esistere nella mia percezione, e il mio cervello era direttamente collegato all’acceleratore, ai freni, al telaio alle gomme. Non lo dimenticherò mai. In quel momento, ero veramente vivo. E sentivo che lei era viva, esattamente come me. Ecco cosa cerco in una macchina, non le prestazioni, non il brivido dell’accelerazione, non la linea perfetta. Io cerco comunicazione. Io cerco la connessione perfetta. Io cerco la Vita. Io cerco l’Anima. E la mia Punto, per quanto brutta e malridotta, un’anima ce l’ha.
E mentre questo mio monologo si avvia verso la conclusione, anche la strada che sto percorrendo per l’ultima volta con la mia piccola, magica, odiata, pazza Fiat Punto volge al termine. La destinazione, ormai l’avrete capito tutti, è una concessionaria. L’ultimo guasto, quello di cui vi parlavo all’inizio dell’articolo, si è dimostrato fatale. Giusto una riparazione temporanea quindi, giusto il necessario per guidarla fin qui, dove finalmente coronerò il mio sogno di entrare in possesso di una macchina normale, sana, e sportiveggiante. Parcheggio mentre il sole completa il suo lento passaggio nel firmamento. Do una carezza distratta alla macchina che mi ha dato tante emozioni, sia positive che negative, ed entro negli uffici. La mia nuova macchina, una Mini Cooper rosso fiammante, mi aspetta. Un fulmine mi attraversa il cervello quando finalmente mi rendo conto veramente di cosa sto facendo. Sono felicissimo ed esaltato all’idea di possedere finalmente un Auto come si deve, ma una leggera amarezza filtra attraverso il mio cuore come luce tra le nubi. Solo ora capisco tutto quello che sto perdendo. I parcheggi impossibili, le corse nelle strade sterrate di campagna, l’atmosfera di surreale follia che circondava tutto quello che facevo a bordo di quella macchina. Chi ha mai guidato un’auto “da battaglia” sa di cosa parlo. Realizzo che ora sarò uno tra tanti che guida una Mini, mentre prima ero il demente del paese che guidava una Punto scassata e rumorosa sulla neve neanche fosse una prova speciale, controsterzando con una mano e disappanando il parabrezza con l’altra.
Realizzo che, come dicevano i Pink Floyd sto scambiando il mio ruolo di comparsa in una guerra per un ruolo da protagonista in una gabbia.
Come in trance rendo le chiavi della Punto e ritiro quelle nuove. Salgo a bordo della Mini. Metto in moto. Respiro. Muovo i primi passi in un mondo nuovo. Un mondo a lungo desiderato, ma del quale solo da poco ho realizzato il prezzo d’ingresso. Esco dalla concessionaria, vedo la Punto dove l’ho lasciata pochi minuti fa. Solo una macchina parcheggiata tra decine di altre macchine, solo un pezzo di ferro tra tanti. Ma il mio cuore sa che non è cosi. Mi costringo a guardare il volante. Ho quello che volevo ora, sarei stupido a rimpiangere il passato. Nella vita si va solo avanti, chi si ferma è perduto. Innesto la prima e riparto verso casa. Dopo le prime curve sono già entrato in sintonia con il nuovo e divertentissimo “ferro”. Un sorriso si fa strada lentamente sulla mia brutta faccia, e ricaccia la malinconia da dove è arrivata. Semaforo, guardo il cielo. Oramai è praticamente buio, le stelle brillano sempre più intensamente.
Respiro. Sarà una lunga notte.
Poesia…mi son venuti i brividi rileggendo questo tributo alla tua piccola:)…malgrado apprezzi molto cio’ che hai scritto…non potrei mai realmente comprendere il rapporto che avevi con lei…in ogni caso splendide parole…sempre in gamba ricky^^ e goditi la tua nuova auto fiammante !
hahahahah controsterzare con una mano e disappanare con l’altra, ma come vi vengono certe cose? cmq complimenti, il blog è molto interessante, ma sarebbe bello vedere qualche video in più! continuate cosi!
Giada
Bellissimo articolo mi sono commossa!
Quanto mi manca quella macchina 😦
Ciao riky complimenti per l’articolo, molto bello davvero.. so cosa vuol dire perdere la “propria ferraglia”, anche io ho dovuto vendere il mio motorino un pò di tempo fa, sembra stupido ma ci si affeziona.. ma i ricordi legati ad esso non svaniranno mai! E’ questo che conta.. l’importante è non vedere ciò come una fine ma come un nuovo inizio, nuove esperienze, nuovi ricordi, e poi di nuovo verrà il momento di cambiare.. è tutto un ciclo 🙂
Statemi bene tu e Simo…
ps. ho notato il microsmiley in fondo a sinistra della pagina… “ho vinto quacche cosa????” 😀
…come dimenticare l’entrata nella via rincorsa da un rombo di un motore lamborghini…aprire la tenda di casa buttare l’occhio e vedere una piccola sporca ammaccata punto rossa..con un uomo col cappello al volante adrenalinico come se stesse cavalcando un toro..
Da quando la punto non c’è piu’..su nel cielo un po’ di persone avvertono malinconia e noia..
gesu’ , dio, la madonna, san giuseppe, l’arcangelo gabriele e molti loro amici..
Ora nessuno li considera piu’ , nessuno li invoca ogni pochi secondi..proprio come voleva la punto.
un addio affettuoso da chi piu’ volte ci ha rischiato le penne li dentro.
Da chi la prima volta che è salita sulle montagne russe..
ti ha guardato e ti ha detto “è come stare sulla punto!”.
Descrizione sublime scorrevole e coinvolgente, parole legate insieme da un unica cosa..
Passione.
Sally
non visitavo il blog da un po, e mi fa piacere vedere che la qualità continua ad aumentare! solo una piccola critica: quando provate qualche auto “seria”? voglio più recensioni! ciao mitici
Zazzà
Ciao ragazzi, Bellissimo sto articolo! evviva i catorci (come la mia ex ka) che ci hanno fatto imparare a guidare!
Adesso mi sa che devo separarmi dalla mia amatissima zetina dopo un bel volo al mugello. i soldi son pochi, ma la voglia è troppa! vedremo…
Ciao!!!!!!!!!!!!
@Daniele
Grazie! ;D
@Giada
è tutto verissimo, e presto ne avrai la prova in video!
@Simo&Sally
grazie carissime!
@Andrea
azz l’ho notato solo adesso anche io!
@Zazzà
per ora non posso anticiparti nulla ma abbiamo in mente GRANDI cose!
@Attilio
sante parole!
grazie ancora a tutti! ;D
R.
uhhh è vero, c’è un smile!!! il mistero di ARL!!!
ehi ho letto questo articolo e ho notato che tutto ciò che hai detto corrisponde alla verita…anche perche sono in possesso di una punto 75 e dopo due settimane mi ha lasciato quasi a piedi per colpa della guarnizione della testa….e infatti corrisponde il rapporto amore-odio nei suoi confronti perchè mi ha dato anche delle soddisfazioni e spero che continui a darmele ancora per 1po’…..
ci sono 6 cilindri a v con fasatura variabile fermi da un po’…
che cosa mi consigliate di fare?
un bacio
saluti
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